1. |
Io sono un albero
04:53
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Moristi vento
rinascesti pioggia
vivesti abbandono in un'alba senza eguali
di legami esiziali
di non pronunciati addii
penzolanti come la mia nausea
silenziosi come gli abbandoni
e notti al remeron
nel disgusto all'alba...
In quell'alba io sono un albero
e ti tengo forte, più forte della morte
Nè figlia nè carne
io sono un albero
nè donna nè amante
io sono un albero
nido per i tuoi sogni
prigione per le tue angosce
nido per le tue braccia
prigione per le tue paure
nido per i tuoi figli
prigione per le tue mancanze
nido per il tuo sorriso
prigione per le tue lacrime
In quell'alba io sono un albero
e ti tengo forte, più forte della morte.
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2. |
Sasso
04:08
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Nella mia stanza immaginavo
il rumore dell'acqua che scorre
del vento che pettina l'erba
il candore dei ghiacciai stesi su roccia liscia
perchè al di là del vetro
non vedevo che
mosche incollate alla miseria
figure stanche e avvelenate.
Cercavo la dignità discreta
degli sport minori
il silenzio accogliente dei rientri
dal traffico volgare
ma m'incagliavo nell'arroganza insofferente
dei critici tanteopinioninessunafatica
degli indie-rocker pezze al culo very fashion
nella cattolica chiesa
che barcollava urlando perdono.
Adesso sento addosso
un futuro scalzo come un sasso
l'inutilità di un parabrezza frantumato
l'esilio dal senso comune.
Eppure riluce intenso il sorriso di Martino.
Vorrei entrare per sempre in una fotografia
ingiallendo nell'oblio di chi mi era accanto.
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3. |
In cima al nulla
06:33
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Qualcuno non vuole, qualcuno mi chiama
qualcuno non parla, qualcuno s'attarda
qualcuno non crede, qualcuno ci prova
qualcuno non sa, qualcosa rimane
e ora mi stanca
Le facce che ho incrociato stasera in metrò
hanno sfondato la finestra che porto in mezzo al petto
le ho affogate nel lago oscuro dei chissà dove, chissà come
ma si fanno largo tra le bombe di sinapsi sgangherate
In cima al nulla ritrovo la pace
mi assale la gioia, la luce che dà
in cima al nulla l'aria è veloce
osservo le cose che ho sparso qua e là
Qualcuno ripete, qualcuno non sente
qualcuno migliora, qualcuno non vive
qualcuno si sporge, qualcuno non osa
qualcuno ritorna, qualcosa scompare
e ora mi manca
Un gesto consueto abitua, si fa scordare in fretta
ma di colpo può scavare dentro diventando l'ultimo
come la fame golosa che torna al mattino
dopo gonfie scorpacciate
In cima al nulla ritrovo la pace
mi assale la gioia, la luce che dà
in cima al nulla l'aria è veloce
osservo le cose che ho sparso qua e là.
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4. |
Del decoro
04:43
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Come quando resto
mani nelle mani
come quando sciolgo
neve e sette nani
Come quando sfrego
ruggine fra i denti
come quando cadi
curvo e sedimenti
Come quando lavo
gli occhi con il vento
come quando sogno
di chi non ha volto
Come quando cerco
ghiaccio che ribolle
come quando strazio
la mia muta pelle
C'est alors que je mets mes habits de fête
que j'arrache des secrets et mon coeur s'arrête
Come quando vesto
l'anima di incanto
come quando svendo
il mio sonno al pianto
Come quando m'armo
di curve apparenze
come quando brindo
alle mie tre mancanze
Come quando lecco
al midollo i miei dissesti
Nietzsche intese il sesso
assecondo iconoclasti
Come quando presto
ascolto alla mia amica
non con le parole
abbracci in fondo al cuore.
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5. |
Sul se
07:15
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Il punto è al principio di frase.
Meglio per me.
Oltre mani tese
oltre bisogni impastati d'ordinario
tentativi rinnovati finchè fiacchi.
Finchè la materia.
Nulla di più spirituale
se è dove conservo manciate d'iridio
se è tinta di gioie
per cui ancora ricerco parole
cerco invano gli agguati e catture in ampolle.
La verità frana
se ammessa.
Sa di pane troppo cotto
di lenzuola stropicciate.
Nella custodia degli attimi
divampa la vita
nelle attese frementi.
In perfetto fuori tempo.
Se il profilo schiacciato sotto lastre in una stanza
tossisse vetro
scivolando via tra le architetture berlinesi...
...potessi rinascere stella cadente
esalerei nel desiderio suadente
di un desiderio svelato...
...talora mi pressa un pensiero di morte
spirare tra spettri più forti di me
in questi anni di ghiaccio.
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6. |
Birkenau
06:19
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Le fronde mie tremavano al sibilo delle sirene
soffocava il loro affanno, scavava giù il respiro.
Ero sostegno, assieme a torrette, al filo spinato
confine a marce silenti di inermi internati.
Di arbusti miei amici fatti vagoni in rotaie
l'anima mi suggerì: "Ardon dentro di sete, morsi di fame
l'aria schiuma fiati ovattati di feci ed urine":
qui li ha sbattuti d'incubo un viaggio con nostalgia.
Spiriti inoltre di alberi in case rubate corretti
narrano commossi di gioie vetuste, famiglie in frantumi
come gemon quelli che adesso hanno sembianze di randello
la causa è che dispensano ciniche carezze su sagome spaurite
non cento immagini o mille parole diranno: "Olocausto"
questa è stata storia, è, sarà vergogna di vite a milioni.
Scioglievo la resina in lacrime, gelo crudo nella linfa:
razza pura d'odio folle in un mondo dell'assurdo.
Smorte le foglie per acri fumi di trapassi da forni
monche radici: atrofici arti vibravano vanghe
smaniose di terra come le fosse agognavano carni.
Sfatti, stringevan la vita fra pistole divertite
in tensione da torture, Mengele e scherzi in docce.
Umana decaduta condizione:
marchiati, stipati nell'oscurità, umiliati
resi belve contro sui residui di brodaglie
femmine non donne, salme non vecchi o bambini;
crudeli, ferine brutalità, nefande atrocità
in ariani occhi di ghiaccio, in beffarde revisioni:
or tra i fiori, Lisl, carpisco quanto sterile sia l'astio
che lambisca e più le genti:
"Andenken in form von gewissen".
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7. |
Fiumani
05:21
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Vi ha mai sorpreso
la secca compagnia scolpita dal suono
dello sfregare delle vostre suole
sull'asfalto di strade notturne?
Di frequente mi ridesto da dinamiche in pensiero,
nel desolante strapiombo reale.
Attorniato dall'apnea di sorrisi sociali e feste edulcorate
scuoto polveri, residuo del viaggio.
O, trasandato, le rigetto a ritmi industriali.
Nello specchio opaco di un cesso pubblico
cerco un gesto d'istinto, smorfie epidermiche,
il crimine, la malattia.
Strizzo da me liquami emozionali
e, storpio nei modi e nella bocca,
studio da murena.
Ho le vene ingarbugliate, la testa rasa al suolo
e un umore come diciannove punk
nei conventi di febbraio.
Mentre scarnifico i momenti
offendi
il mio decoro spalmato
sotto quintali di treni in collisione.
Ci incastriamo alla meno peggio.
Il meno è combustione.
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8. |
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Mi faccio equilibrista, Salomone mascherato
uso l'occorrenza, ho la pancia dei silenzi
voglio la pensione cromata bricolage,
nel letto la carogna di un uomo saccheggiato.
D'idiozie, fuori c'è la guerra
per un posto nel mercato intellettuale
per nascondersi l'inetto che macera
fuori c'è una guerra accomodata.
Lo schiaffo che dà l'onda alla battigia
spezza la cornice di dense passeggiate
seduce, annienta, sublima
la scelta impopolare
ma non ci bado perchè il popolo si omette da sè.
Mentre riscaldo brodino vegetale
inghiottisco i profumi dell'aria piovosa
ingaggio coraggio, fiero m'equipaggio
ortica fra le cosce di sguatteri blindati:
solo lo sono fra molti se sono isolato da quello che sono.
Dentro c'è una guerra a quella guerra
pace in all'erta...
Al guado d'amate correnti alternate
odio la pensione e quel fottuto bricolage.
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9. |
Satori
04:35
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Vieni a rompere il silenzio
vieni a fendere lo spazio
vieni ed aprimi una breccia
da cui sgorga una parola
che rinfresca
che risana
e che salva...
Silenti barbagli di luce
mi trafiggono gli occhi
spietato come cristallo
mi lasci in terra accecato
Come un'ombra in una casa deserta...
See the frost around the clothes
leave your picture by the wall
like a shadow in a desert home
if I dream I'll walk
Mi aiuti il bardo a ricordare
che siamo della sostanza
di cui sono fatti i sogni
e la nostra piccola vita
è cinta di sonno
Nel solco dei lustri miei
scorgo gli strappi e cadute che
restano a dirmi che
fertile schianto è l'incedere
come se polvere
fosse l'essenza d'esistere
See the frost around the clothes
leave your picture by the wall
like a shadow in a desert home
if I dream I'll walk
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10. |
Troppa vita mi dai
08:06
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Troppa vita mi dai
le mie vene esplodono
è il conficcarti tuo nel foglio
Troppa vita mi dai
quando esanime mi fingo
poeta per ingannarti
Troppa vita mi dai
ridai colore al mio sangue.
Ora che ho sepolto l'infanzia mi sarà facile crescere
con la vile ideologia di chi scrive sui muri
"fuoco alla borghesia" e di giorno se la scopa.
Troppa vita mi dai
se vengo a morire nei tuoi occhi
Troppa vita mi dai
mentre aggredisco e tremo
Troppa vita mi dai
ottenebrante di riverberi
Troppa vita mi dai...
Ora che scompaio dopo un orgasmo come linguaggio liquido
affogo tra le lenzuola per cercarti in un altro momento
o per non trovarti mai più.
Chiederei la tua nudità per vestirti d'inchiostro
in un anemico risveglio...
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C.F.F. e il Nomade Venerabile Gioia Del Colle, Italy
I C.F.F. e il Nomade Venerabile sono un gruppo rock-wave italiano originario di Gioia del Colle (BA), nato nel 1999 e
formato da Anna Maria Stasi (voce, scenografie), Anna Surico (chitarre, synth), Vanni La Guardia (basso, seconda voce), Guido Lioi (batteria).
L'acronimo C.F.F. sta per "Concettuale Fisico Fastidio". Continua a leggere qui: www.rockit.it/cffeilnomadevenerabile/biografia.
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