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1.
Al cuore 04:22
Resta la roccia, dopo la frana il greto dei sogni, passata la piena l'acqua del carso, in fondo alla sete il tempo del cuore, che l'occhio non vede Non ho più voce non ho più voce Il ghiaccio nasconde cristalli perfetti l'attesa stupori che nemmeno t'aspetti la tenebra stelle più grandi del mondo la luce pretesa, aurore sullo sfondo Non ho più voce non ho più voce Mi reggo a stento eppure canto tra le macerie spazzate dal vento tra le macerie spazzate dal vento Resiste tutto quello che hai dimenticato Don Puglisi, Berlinguer, Peppino Impastato Di Vittorio e i sorrisi della lotta operaia il fiero profilo del mio cane che abbaia Non ho più voce (tra le macerie spazzate dal vento) Non ho più voce (tra le macerie spazzate dal vento) Sono voce.
2.
Se potessi fermarmi ti direi chi sono perchè ho queste mani perchè non chiudo gli occhi mentre dormo se potessi tacerli questi estranei saresti il primo sconosciuto a cui chiederei di restare. E allora restiamo così apparentemente lontani ma mai abbastanza vicini da poterci sfiorare con le labbra che non sian solo parole sfiorare con le labbra che non sian solo parole. Se potessi fermarmi seguirei le tracce che hai lasciato sulla neve ma non è lo stesso inverno questo spezza l'acciaio, incrina le schiene è luminale rubato a un cane e mentre dormo io non mi lascio accarezzare. E allora restiamo così apparentemente lontani ma mai abbastanza vicini da poterci sfiorare restiamo così apparentemente lontani ma mai abbastanza vicini da poterci sfiorare con le labbra che non sian solo parole sfiorare con le labbra che non sian solo parole. Se potessi fermarmi resterei in quell'angolo di mondo dove si può osservare tutto senza essere visti e tu saresti il mio tutto.
3.
La frana 04:30
Soffocato dal peso di spazi intravisti hai compreso che saresti stato ciò che avresti lasciato di fertile e diverso Hai disfatto il mosaico dei minuti hai aggiunto svolte e progetti alla lista dei non pervenuti ti sei svegliato all'opposto di quanto credevi nobile e giusto Tra il futuro e il suo riflesso alla fine ti sei perso come in tutto quello che nel ciclo dell’amore segue alla fase della passione Hai memorizzato citazioni di un libro che non hai capito fino in fondo ti sei sentito vivo nella verità dell'imbroglio Il cielo è sempre nero, precipita basso non c'è traccia del coraggio delle madri finisce ogni possibile affondi le tue mani nell'immobile Perché quando spezzi le radici ma ignori il padrone della lama non puoi che aspettarti la frana
4.
Ritorno al me stesso di adesso non è un paradosso semplicemente ero morto non me n'ero accorto Imitavo quello che non c'era ibernato nell'attesa suddivisa in frammenti tutti uguali appagante ipercinetico immune da impieghi del tempo banali Solo al bagliore del nulla concedo di violarmi sàturo la tela dell'unico colore in grado di neutralizzarmi Godo nell'ombra inutile della mia zona l'amore sperperato sa chi, cosa cercare e vola Risolvo i miei difetti con una frase facile ché la felicità è intensamente fragile Risolvo i miei difetti con una frase facile ché la felicità è intensamente fragile Come piccolo paese di montagna più mi spoglio, più riscopro meraviglia nella deriva riconosco la salvezza pietosa diffidenza nutre l'esperienza finalmente ho trovato la mia inconsistenza Risolvo i miei difetti con una frase facile ché la felicità è intensamente fragile Risolvo i miei difetti con una frase facile ché la felicità è intensamente fragile...

about

...la formula musicale ha asciugato i suoni, ridotti a un’essenzialità struggente, eppure grandiosa e regale, dal prezioso valore poetico, che mostra ormai una voluta e più netta impronta cantautorale (...) gli arrangiamenti sono imperniati su raffinati arpeggi di chitarra, arricchiti da sfondi solenni di archi sintetici o da basi elettroniche minimali, talora anche oscure e pulsanti come un magma sotterraneo e/o contraltare di percussioni etniche (...) i quattro brani si fanno così cassa risonanza per le emozioni a fiori di pelle diffuse dalla voce della Stasi, dotata di un’eleganza fuori dal comune, precisa, potente e sicura nel mirare con sobrietà ossimoricamente maestosa e appassionata al cuore di ogni messaggio veicolato dai versi. Brividi affilati. (Ambrosia J.S. Imbornone, mescalina)

...con la line-up rinnovata il “Concettuale Fisico Fastidio” torna con un progetto nel quale rivivono alcuni brani del vecchio repertorio, che si accostano all’inedito che dà il nome all’EP, “Al Cuore”, appunto. Nel sound del duo di Gioia del Colle si ritrova il mood indie anni ‘80 di C.C.C.P (vedi brani come “Ritorno al me stesso di Adesso”) e Diaframma (vi ricordate di “Fiumani”?) ma non solo. Dei giorni nostri ci sono influenze come quelle di Cristina Donà e poi c’è anche l’apprezzamento di Paolo Benvegnù, che dei C.F.F. dice “sono per me uno dei migliori gruppi in Italia, con una grande forza e abnegazione”... Con questo EP Stasi e Surico tornano all’essenzialità, con l’attenzione tutta rivolta ai brani. Voce e chitarra sono i protagonisti di un cd elettro-acustico che opera per riduzione, dimostrando ai superstiti C.F.F. che questa metamorfosi può funzionare... (Cesare Liaci, Cool Club)

“Al cuore”, ed è proprio lì che colpisce! Un bellissimo EP, dove riarrangiano tre brani e ci sorprendono con l’ottimo inedito “Al cuore”. Non sbagliano nulla, l’elettronica è discreta ma calzante ed azzeccata. La cura dei testi e il ben riuscito connubio tra acustico ed elettr(on)ico rendono questo EP uno dei più interessanti tra quelli recentemente pubblicati del genere... finalmente un po’ di contenuto in mezzo a tanto rumore! Ascoltare, gente! Ascoltare! (Carmelo Tavarnesi, Switch on Future)

...”Al cuore” risulta una piacevole sorpresa cantautorale. Le poche canzoni registrate sono semplici nella loro composizione, ma creano un’atmosfera sognante, a tratti nostalgica, a tratti suadente. Le voci femminile ne completano e ne impreziosiscono il lavoro rendendolo piacevole all’ascolto e rinvigorente per l’anima... (Serena, Alone Music)

...Un duo femminile elettro-acustico composto da Anna Maria Stasi e Anna Surico, fresco di un EP di 4 brani che si intitola “Al cuore”, un “quasi” esordio costruito su testi in italiano, poetici e mai banali, su sonorità languide e malinconiche. La title-track “Al cuore”, brano d’apertura, chiarisce l’intento del duo che, sostanzialmente, è quello di creare brani all’interno della cornica del rock d’autore: quello meno orecchiabile, più acustico, più sperimentale. E “Il mio inverno” sottolinea come la chitarra acustica sia il nuovo punto di partenza e accompagna la voce dal timbro chiaro e soft, dal registro medio alto con nessuna foraztura virtuosistica. “La frana” e “Ritorno al me stesso di adesso” evidenzioano un aumento delle ritmiche, dei tappeti elettronici, e, così, l’atmosfera si fa più “accesa”. Se così si può dire per un EP, comunque, a lume di candela. (Ciro Masciullo, Qui Salento)

L’album mi ricorda i tempi migliori di artiste italiane del calibro di Paola Turci e Marina Rei. Belle le atmosfere, a tratti celtiche e a tratti tipicamente italiane, create dall’incontro di archi, suoni elettronici e chitarre che ben si mescolano con la voce. (Alessia Lo Re, emergeranno)

Attivi dal 1999, tra i gruppi pugliesi più longevi, dopo numerose produzioni e cambi di formazione ora in veste di duo acustico femminile, si ripropongono con un ep essenziale e minimale in cui vengono ripresi in nuova veste alcuni vecchi episodi della band. Traspaiono passione, estrema liricità ed efficacia dei nuovi arrangiamenti. Un nuovo, interessante, inizio. (Antonio Bacciocchi, RadioCoop)

...Anna Maria Stasi tratteggia vocalmente chiaroscuri marcati, con immutato talento e teatrale passionalità, mentre la Surico rifinisce con mestiere i contorni sonori delle ombre; entrambe soggiogate da quel rinnovato bisogno di centralità lirica e forma canzone che la formazione al completo aveva dovuto opacizzare... (Antonio Belmonte, rockit)

Per ogni cosa c’è una stagione e c’è una canzone. Nei lividi giorni di inizio 2015, segnati da stragi, tristi esequie e un senso di impotenza rispetto a una sorta di generalizzata dissoluzione, la canzone-simbolo è “Al cuore” dei C.F.F.: per la grandezza si guarda al passato e alle sue figure nobili, per il presente si può solo ripetere la frase “non ho più voce”. Eppure cantare “fra le macerie spazzate dal vento” fa balenare una speranza... E’ questo l’intenso episodio-guida dell’EP di quattro brani con cui uno dei migliori nomi nascosti della scena musicale italiana si ripresenta rinnovato: sigla abbreviata in C.F.F. (sparisce dunque il Nomade Venerabile) e organico ristrutturato come duo acustico-oscuro composto da Anna Maria Stasi e Anna Surico, con Vanni la Guardia a fare da angelo custode o qualcosa del genere. Siamo dunque di fronte, più che a una pausa di riflessione, a un nuovo inizio, come conferma la scelta di riprendere nella nuova veste tre brani da “Attraverso”, album dello scorso anno di cui avevamo parlato più che bene. C’è una perdita di potenza sonica e qua e là si sentono un po’ troppo gli anni ‘90 italiani (quelli belli, peraltro), tuttavia l’epos naturale dei C.F.F. è sempre percepibile, così come la loro capacità di arrivare a un passo dalla retorica e poi schivarla con una frase o un suono. Il futuro dunque resta interessante per l’ensemble pugliese, anche perchè i temi forti che ne nutrono l’ispirazione si aggiornano quasi senza sosta, purtroppo. (7,4 / 10, Antonio Vivaldi, Tom Tom Rock)

...”Al cuore” è una canzone poetica, intimista, con un testo profondo. La voce di Anna Maria è vellutata, morbida e si stende con sensualità sul tappeto offerto dalla chitarra acustica della compagna, intrigante il crescendo di intensità, sembra quasi un folk apocalittico alla Sol Invictus, ma cantato in italiano. “Il mio inverno” è un brano inquietante, l’amore per le atmosfere gotiche riaffiora con intensità, un modo davvero originale di mescolare il bel testo dal gusto cantautorale e le musiche raffinate, il finale è da brividi. “La frana” è un brano trip hop di ottima fattura, la cultura musicale non manca alle nostre che ci offrono momenti di grande interesse. “Ritorno al me stesso” è invece pop elettronico, vagamente alla Depeche Mode e amplia la proposta stilistica del duo. Quello che mi ha colpito di questo disco è la varietà di stili esplorati unita ad una bravura non comune, belle composizioni, che col tempo potrebbero diventare sempre più penetranti. Ottimo esordio. (Giancarlo Bolther, Rock Impressions)

credits

released November 12, 2014

Musiche: C.F.F.
Testi: Vanni La Guardia (1, 3, 4), Anna Surico (2).

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about

C.F.F. e il Nomade Venerabile Gioia Del Colle, Italy

I C.F.F. e il Nomade Venerabile sono un gruppo rock-wave italiano originario di Gioia del Colle (BA), nato nel 1999 e formato da Anna Maria Stasi (voce, scenografie), Anna Surico (chitarre, synth), Vanni La Guardia (basso, seconda voce), Guido Lioi (batteria).
L'acronimo C.F.F. sta per "Concettuale Fisico Fastidio". Continua a leggere qui: www.rockit.it/cffeilnomadevenerabile/biografia.
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